di Carlotta Benini
La comunicazione nata intorno a questo prodotto nutraceutico ha promesse che non lasciano indifferenti: “mangia una manciata di bacche al giorno e ti manterrai i forma, in salute e giovane”. Stiamo parlando del Goji, la bacca anti aging proveniente dalla Cina che è diventata negli ultimi anni un vero e proprio trend di consumo nei Paesi occidentali. Viene considerata quasi “miracolosa”, per le sue numerose proprietà benefiche, e se fino a poco tempo fa la si poteva trovare nei negozi di erboristeria e di benessere, ora è facilmente reperibile anche sugli scaffali dei supermercati, sotto forma di prodotto disidratato o di succo. Spesso il claim riportato sulle confezioni si rifà a valori come il benessere e la naturalità: il che dà l’idea che il Goji cinese possa essere coltivato naturalmente, senza l’utilizzo di pesticidi e altre sostanze chimiche.
In realtà, le cose non stano proprio così. “Il Goji è una specie della famiglia delle solanacee che viene coltivata principalmente in Estremo Oriente, dove i limiti massimi dei residui (LMR) per l’impiego di pesticidi, fissati dalle autorità per la sicurezza alimentare, a volte differiscono da quelli europei”, ci aveva spiegato nel numero di luglio 2015 di FM (leggi qui) Lorenzo Petrini, responsabile del laboratorio Greit di Bologna.
Molto spesso nei frutti provenienti dalla Cina si riscontrano residui di fitofarmaci, anche se le indicazioni riportate sulle etichette nutrizionali dicono il contrario. Uno studio della società tedesca CVUA Stuttgard, di qualche anno fa ma ancora attuale, rivela dati preoccupanti: tutti i campioni di Goji analizzati, tra i quali qualcuno etichettato addirittura come biologico, hanno evidenziato un contenuto di pesticidi superiore a quanto stabilito dagli LMR in vigore in UE. Nel documento allegato è possibile leggere i dettagli della ricerca e consultare la tabella con le percentuali di fitofarmaci rilevati.
Anche nelle analisi che abbiamo fatto realizzare a Greit, in occasione del servizio sulla food safety in ortofrutta pubblicato su FM di luglio, il Goji acquistato in un supermercato e da un fruttivendolo presenta un elevato numero di positività a residui di fitofarmaci. “La particolarità di queste bacche, infatti, è che vengono messe in commercio come prodotto essiccato: – continua Petrini di Greit – Gli LMR vengono fissati per il prodotto fresco. Se consideriamo che il Goji contiene il 90% di acqua, va da sé che è difficile dare valutazioni precise sui livelli di residui di pesticidi che possono essere presenti nel prodotto disidratato”.
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Quali possono essere, dunque, le prospettive di sviluppo per un prodotto dalle incredibili proprietà nutraceutiche, ma allo stesso tempo caratterizzato dalla presenza di sostanze chimiche? La nuova frontiera è quella del Goji Italiano, un prodotto ottenuto esclusivamente nel nostro Paese secondo rigidi disciplinari comunitari in termini di agricoltura biologica.
La sfida parte dalla Calabria, grazie alla Rete di imprese Lykion che annovera numerose aziende agricole in biologico, presso le regioni del Sud Italia: queste coltivano il Lycium barbarum appositamente selezionato (e certamente più pregiato del Lycium chinense, anch’esso comunemente diffuso essiccato), da cui vengono prese le rinomate e preziose bacche di Goji made in Italy e di alta qualità. Con più di 15 ettari, quello di Lykion è l’impianto diffuso di Goji biologico più vasto d’Europa.
Le bacche di Goji Italiano fresche di Lykion saranno presenti sul mercato da giugno, nei negozi specializzati e nei supermercati che propongono prodotti biologici. Mentre cresce l’attesa di scoprire i potenziali di questo nuovo prodotto miracoloso, la cui provenienza e sicurezza alimentare sono finalmente certificate, i visitatori di Cibus hanno potuto assaggiare in anteprima la Confettura extra di Bacche di Goji Italiano bio e Zucca gialla. Si tratta di una nuova referenza lanciata con successo alla fiera di Parma da Lykion, in partnership con l’azienda Calabria&Calabria.
“Oltre a essere molto gustosa, si caratterizza per le elevate proprietà nutraceutiche, in termini di capacità antiossidante contro i radicali liberi (ben 2460 unità ORAC e ben 900 mg di polifenoli su 100 g di prodotto) e per la quantità di vitamine tra cui la vitamina E apportata proprio dalla Zucca gialla. – spiega Rosario Previtera, presidente di Lykion – La scelta di abbinare il Goji Italiano bio alla zucca gialla deriva dalla desiderio di utilizzare prima di tutto un prodotto che fosse autoctono, che fosse complementare dal punto di vista organolettico e che apportasse ulteriori elementi nutraceutici alla confettura”.
“Grazie anche al supporto di diversi atenei italiani, abbiamo realizzato diverse prove prima di giungere al corretto equilibro organolettico e cromatico, nel rispetto delle componenti salutistiche e nutraceutiche del prodotto di partenza,”, aggiunge Angela Zappia, titolare con Agostino Sirianni dell’azienda Calabria&Calabria.
La Confettura extra di Bacche di Goji Italiano bio e Zucca gialla è certificata Vegan OK e Marchio Unico Nazionale IT, ed è ottenuta da bacche di Goji bio, per venire incontro alle richieste di consumatori e buyer, sempre più attenti all’alimentazione sana e con proprietà salutistiche.
Le aziende della rete Lykion sono una cinquantina ad oggi. Ma a dirla tutta non sono le sole a produrre goji italiano. Segnaliamo ad esempio il Gruppo Favella di Corigliano Calabro (CS), storica azienda calabrese che abbiamo incontrato lo scorso anno alla prima edizione di Fruit Innovation. L’azienda è titolare del brand Torre Saracena, linea di specialità agroalimentari calabresi, e già dal 2015 produce bacche fresche di goji nella linea Oh Sole. “Già da un anno siamo presenti nella Gdo italiana e anche all’estero – spiega il titolare, Nicola Rizzo – Nel 2015 abbiamo commercializzato circa 70-80 mila vaschette di prodotto, l’obiettivo quest’anno è triplicare i volumi. E dal 2016 siamo presenti sul mercato anche con marmellate, composte e succhi di goji”.
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