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                      La sua band, gli Ex-Otago, è uno dei fenomeni più interessanti e più gettonati dell’attuale scena musicale italiana. Gira per l’Italia collezionando sold out e appena può ritorna nella sua oasi di pace nel cuore dell’Apennino ligure, dove nel 2012 ha dato vita insieme alla compagna a Cascina Barban, un’azienda agricola nata dal recupero di un’antica borgata settecentesca dove oggi vengono sviluppati vitigni autoctoni, varietà antiche di grano, ortaggi dimenticati e una primizia, la Fagiolana Bianca, legume tipico della Val Borbera. Abbiamo fatto due chiacchiere con Carucci, che è anche consigliere della Rete Semi Rurali, il più importante network italiano dedicato alla biodiversità agricola

                       

                      di Carlotta Benini

                       

                      Maurizio Carucci, voce e leader degli Ex-Otago, è musicista di mestiere e contadino per passione

                      Le passioni lui le coltiva, in senso letterale, dividendosi fra il furgone della sua band, con cui sta girando in lungo e in largo per l’Italia collezionando sold out, e un campo di grano da seminare. Lui è Maurizio Carucci, trentasettenne originario di Genova e fondatore insieme alla compagna Martina Panarese di Cascina Barban, un’antica borgata di fine Settecento in località Figino, ad Albera Ligure, in provincia di Alessandria, nel cuore della Val Borbera, dove oggi dal 2012 preso vita è un progetto agricolo collettivo d’Appennino.

                       

                      Ama definirsi “contadino pop”: se ai più il suo nome risulta ancora sconosciuto, basta avere visto qualche puntata di Quelli che il calcio, su Rai Due, o avere sfogliato, ad esempio, l’ultimo numero di TV Sorrisi e Canzoni, per vedere il suo volto in primo piano insieme ai compagni degli Ex-Otago, band genovese tra le proposte più gettonate dell’attuale scena pop “indipendente” italiana. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente mentre si preparava per un concerto a Cesena e ne abbiamo approfittato per farci raccontare come nasce il suo progetto agricolo, volto a recuperare, in particolare, specie vegetali antiche e autoctone.

                       

                      L’antica borgata di fine Settecento in località Figino dove nasce Cascina Barban

                      Come nasce Cascina Barban?

                      Nasce cinque anni fa dall’esigenza di creare un progetto agricolo che avesse a che fare anche con la cultura e costumi della nostra società. La nostra missione vuole essere quella di proporre cibo di qualità e di recuperare le specie storiche, perché gli esseri umani hanno bisogno di recuperare la memoria di fare ritorno alla terra e all’autenticità.

                       

                      Alcune specie autoctone che avete valorizzato?

                      La Fagiolana Bianca, ad esempio, il fagiolo tipico della Val Borbera: è la ‘rockstar’ della nostra valle!

                       

                      Che caratteristiche ha questo legume?

                      È un fagiolo interessante, molto morbido e di pezzatura importante, che si presta a diverse preparazioni ma è speciale se gustato da solo, sbollentato e condito semplicemente con un po’ di olio. È una varietà originaria della Spagna, che da un secolo e mezzo nelle nostre colline ha trovato le caratteristiche pedoclimatiche ideali per sviluppare eccellenti caratteristiche organolettiche e un sapore unico, che ricorda un po’ la nocciola.

                       

                      La Fagiolana Bianca, tipica della Val Borbera

                      Altri prodotti su cui state lavorando?

                      Stiamo facendo un importante lavoro con i grani antichi, un progetto che nasce dalla mia esperienza come consigliere della Rete Semi Rurali, il più importante network italiano dedicato al ruralismo e alla biodiversità agricola, che si occupa anche di ricerca genetica sulle specie vegetali. Lavoriamo per sperimentare e riprodurre varietà locali e ‘popolazioni di frumento’, ovvero centinaia di varietà insieme che vengono dal medio oriente e hanno patrimonio genetico unico, che si adatta perfettamente alle caratteristiche pedoclimatiche di questa vallata, conferendo alle farine un aroma unico. Inoltre stiamo lavorando anche al recupero di vitigni autoctoni.

                       

                      Coltivate anche ortaggi particolari?

                      Abbiamo il cavolo nero, (conosciuto anche come kale, il superfood del momento, leggi qui, ndr) e altre varietà di crucifere, la rapa di Milano, il radicchio di Castelfranco, la patata Quarantina, il tubero tipico della montagna genovese; e poi ancora cipolle, piselli, fave. Lavoriamo molto sugli ortaggi storici e della tradizione. E poi stiamo facendo un bel lavoro sul pomodoro, abbiamo delle varietà che conservano ancora il sapore autentico, quello che ormai oggi si è un po’ perduto.

                       

                      Carucci insieme alla compagna Martina Panarese con cui ha dato vita a Cascina Barban

                      Alcuni esempi di pomodoro dal gusto antico?

                      La Rosa di Berna, un pomodoro rosato con un sapore enorme, oppure il Nero di Crimea, così chiamato per il colore scuro della sua buccia.

                       

                      Come concilia la sua musica con il lavoro nei campi?

                      Con passione e sudore, ma è una fatica che ti gratifica. E poi oggi c’è la tecnologia, che ti agevola nel fare più cose contemporaneamente. Il musicista e il contadino sono due aspetti di me che viaggiano paralleli, non potrei fare a meno di nessuno di essi”.

                       

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